40 anni passati da un po', curioso e permaloso, amo il mare, la vela e i piaceri della vita, come stare con gli amici, magari seduti a tavola bevendo un buon vino e mangiando qualche prelibatezza che mi diverto a cucinare. Ho una figlia, Agata, la mia modella preferita che, nonostante abbia 3 anni, adora, farsi fotografare. È con lei che in studio mi diverto a provare luci, scenografie e tecniche di ripresa. Mi piace ritagliarmi degli spazi di tempo in cui stare da solo e dar libero sfogo ai pensieri, magari passeggiando di sera per la mia città. È in quei momenti in cui spesso trovo stimoli e inspirazioni per i miei scatti, guardando una vetrina, una pubblicità, piuttosto che un vecchio palazzo. Alla fotografia ci sono arrivato per passione, 25 anni fa, quando per la prima volta ho messo piede nello studio che poi sarebbe diventato il mio. Dopo molti anni passati a fare il "ragazzo di bottega", a rubare in silenzio i segreti e le arti, finalmente il giorno è arrivato: ricordo ancora, era il 2000, il matrimonio di Arianna. Gigi, il mio capo di allora, che mi dice: "Vai, questo servizio lo fai tu". È da allora che continuo a perfezionare il mio stile, il mio modo di raccontare quello che fotografo, che è anche il modo in cui i miei occhi filtrano la realtà.
Adoro lʼordine e la geometria, lo si vede dai mie scatti, puliti ed essenziali. Quando posso scegliere prediligo le focali lunghe, mi danno la possibilità di essere dentro la scena, parteciparvi, osservandola allo stesso tempo da lontano, senza disturbare e alterarne la naturalezza. Tolgono dalla vista il superfluo e lasciano la bellezza del gesto, la sua spontaneità: il sorriso di una mamma, lo sguardo innamorato del padre a sua figlia sposa, la lacrima che solca la guancia dello sposo mentre, dando le spalle a tutti, promette lʼeternità alla sua amata. E io solo sono il privilegiato che la può cogliere, un enorme responsabilità, ma, in fin dei conti, anche lʼunico motivo per cui continuo ad adorare il mio lavoro. Fotografando, io mi emoziono.