Il matrimonio di Federico e Clara a Ispica, Ragusa
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F&C
03 Set, 2016Il racconto del nostro matrimonio
Il giorno delle nostre nozze è iniziato come ogni altro giorno da circa due anni a questa parte, perché io e Federico ci svegliamo insieme tutte le mattine a casa nostra da quando lui si è trasferito da me. Quel giorno, però, ci siamo svegliati più indaffarati ed emozionati del solito.
Il tempo di un caffè veloce e Federico è volato a casa dei suoi, perché da lì sarebbero partiti i suoi preparativi: barbiere, vestizione, fotografie etc. Quanto a me, mi aspettavano altrettanti impegni, quindi ci siamo abbracciati forte sulla soglia di casa e ci siamo detti: "Ci vediamo oggi pomeriggio in Comune!".
Da quel momento è partita una gara con me stessa per non farmi sopraffare dalle emozioni, e quindi mi sono concentrata sulle singole cose da fare, una alla volta, prima fra tutte "respirare".
Dal parrucchiere, mentre attendevo che mi acconciassero i capelli, ho inviato a Federico una canzone che avevamo ascoltato insieme la sera prima ("Ovunque proteggi" di Vinicio Capossela), e che per me contiene tutta la tenerezza, la cura e l'autenticità del sentimento che ci unisce, e che di lì a poco avremmo ufficializzato davanti alle persone a noi care. Federico mi ha risposto con un verso della canzone stessa. Per poco non mi sono sciolta in un pianto dirotto davanti a tutto il salone di bellezza.
Continua a leggere »Di ritorno dal parrucchiere mi aspettava a casa Mariangela, la mia truccatrice bravissima. Eravamo solo io, lei e i miei tre gatti. Ci siamo sistemati tutti, gatti compresi, in camera da letto, davanti alla luce naturale, e lì Mariangela mi ha resa bellissima, chiacchierando nel frattempo del più e del meno e cercando di farmi stemperare le emozioni (non è stato facile, ma ho avuto la fortuna di avere una truccatrice un po' psicologa un po' life coach).
Quando il trucco è finito e Mariangela è andata via mi sono resa conto che mancava davvero poco: avevo il tempo di sistemare e chiudere il bagaglio della luna di miele e lo zainetto delle emergenze. Poi c'era solo da andare a casa dei miei, dove mi attendevano il mio abito da sposa e la mia famiglia (oltre a tutto il vicinato, ma quello lo avrei scoperto dopo).
Linda, la fotografa, è arrivata puntualissima mentre dai miei eravamo in pieno delirio disorganizzativo: mio padre non riusciva ad abbottonare la camicia, mia sorella e mia madre non erano ancora truccate e vestite, io passeggiavo nervosamente davanti al mio abito, appeso davanti a me. Ma il bello di avere a che fare con dei professionisti è che loro prendono in mano la situazione per te, e quindi Linda ha messo in riga tutti, organizzato vestizioni e imbellettamenti e in pochi minuti eravamo già a fare le foto della mia preparazione. Prima di andare al Comune Linda (persona splendida) si è sincerata che mangiassi qualche cucchiaino di miele per non farmi mancare le energie, poi ha preso gli attrezzi del mestiere e si è avviata al luogo della cerimonia.
Mariangela è venuta a farmi gli ultimi ritocchi al trucco ed io ero pronta. Lì iniziava tutto. Fuori, ad aspettare che uscissi da casa dei miei, c'era un popolo: amici, conoscenti, passanti, curiosi, e tutto il quartiere che era accorso a vedere uscire la sposa (in Sicilia "l'uscita della sposa" è un momento topico dei matrimoni). Io sono riuscita solo a sorridere e salutare, prima stupita, poi commossa e felice di quella colorata tifoseria che applaudiva e acclamava festante.
Poi sono entrata in auto, una Mercedes nera del 1971, il primo taxi della mia cittadina, un'auto che ha scarrozzato le terga di vari personaggi che per lavoro o piacere si sono trovati a passare da Ispica (pare anche alcuni attori famosi), nonché di tutti gli abitanti del paesino negli anni del boom economico.
E così siamo arrivati al Comune, un meraviglioso palazzo Liberty che ho visto tante volte, ma che non mi è mai parso bello come quel giorno, adornato di canestri, fiori, lini e pizzi. Le mie damigelle, Caterina e Beatrice, sono corse ad abbracciarmi appena sono scesa dall'auto, e da lì è stata una galoppata di emozioni infinite.
Federico mi aspettava, dolcissimo e raggiante, in fondo al cortile interno, davanti al tavolo delle firme e ai nostri celebranti; il maestro Severini suonava le musiche trobadoriche del XIII secolo, così come concordato nella sua magica Casa della Musica di Randazzo, e tutti i nostri invitati seguivano i passi miei e del mio papà, emozionati quanto noi, felici quanto noi.
Durante la cerimonia abbiamo ascoltato parole meravigliose: quelle che avevamo scelto, di Bufalino, di Battiato, di Wilferd Peterson e di Federico II, e quelle che sono arrivate a sorpresa, di mia sorella con la sua lettera stupenda e del nostro celebrante, che ha parlato di noi come di astri splendenti. È impossibile tradurre in parole l'emozione di quei momenti, ma è stato bellissimo vederla riflessa (perché non davamo le spalle ai nostri invitati, ma eravamo seduti di fronte a loro) nei volti di tutti i nostri cari e negli sguardi di chi si commuoveva con noi, a volte prorompendo anche in pianti dirotti e liberatori!
Abbiamo scelto di eseguire il rito dell' "handfasting", un antico rito celtico che vuole dei nastri intorno alle mani degli sposi a simboleggiare i loro legami: è stato molto partecipato e scenografico. Poi è arrivato il momento delle firme del registro, la pronuncia delle promesse scritte da noi, e infine lo scambio degli anelli. Il cuore ci scoppiava di emozione a ogni gesto, e alla fine della cerimonia eravamo una coppia felice, felicissima.
Il resto è stato festa, auguri, foto, allegria e musica, insieme a tanti cibo, dolci e vino. È stato stupendo condividere tutto questo con persone che ci hanno fatto il grandissimo regalo della loro presenza, e se è vero che la gioia, se condivisa, si moltiplica, noi siamo stati letteralmente sopraffatti da un'ondata enorme e incontenibile di felicità, e per questo non finiremo mai di ringraziare tutti quelli che hanno vissuto con noi tutto ciò.
(Le foto che vedete sono di Linda, Neverland Photography)
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