Il matrimonio di Marcello e Giulia a Sona, Verona
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M&G
21 Ott, 2017Il racconto del nostro matrimonio
Quel giorno inizia con un bel caffè in compagnia di mia sorella e il suo fidanzato dopo aver dormito nel letto matrimoniale insieme a me. Trucco e parrucco, respiro. Arriva l’altra mia testimone che mi toglie le ciabatte col pelo perché poco sexy. Respiro e rido. Tutti sono agitati, io sono in pieno relax, nella mia cameretta che mi godo le candele. Arriva anche il mio papà che vuole farmi vedere il suo nuovissimo e meraviglioso papillon giallo abbinato alle calze ed ai lacci per far capire bene che squadra tifa. Ci emozioniamo un attimo ma poco perché siamo orgogliosi e testardi. Iniziano a muoversi amici e parenti da casa del futuro marito, li posso vedere perché eravamo a 40 metri di distanza. Sbircio dalla porta mentre rimango sola con mio papà bevendo un prosecco. Mi accuccio e guardo le facce di chi passa e cerca di vedermi. Partiamo anche io e il babbo, il vestito non ci sta nella mia stupenda lancia Fulvia ma io ce lo faccio stare anche se fatico a vedere la strada davanti a me. Cinque minuti per arrivare alla chiesa tra un cartello e l’altro degli amici, tra una risata e l’altra, tra un piantino e dei respiri profondi. Arrivati. Smonto e piango. Tremila denti davanti a me. Qualcuno con il telefono per fare foto. Qualcuno che si emoziona. Io sto tremando. Ma non per il freddo, emozione. Arrivo da lui chiedendo prima a mio papà di controllare se marci era dentro. Non lo so ero agitata. Mi bacia sulla fronte, mio papà dice “te la affido” anche se so benissimo che avrebbe voluto dire “te la cucchi tu”. Ci sediamo. Mi dice che sono stupenda ma lui lo era di più. Mi ha sorpresa con un gilet damascato. Ma sei tu?! Tremiamo mentre ci scambiamo le promesse e le fedi. Le mie due testimoni sono due pettegole, ad un certo punto le fulmino con lo sguardo. Ester si alza e chiedo a mia sorella se fosse tutto ok. Si, mi dice ridendo, manca solo il riso! Inizio a ridere anche io. Poi ci dedichiamo due parole, così, a sorpresa. Non volevo, sono timida, non mi sono scritta nulla! Poi vedo Marcello imbarazzato, decido di parlare io. Lui è sconvolto, attorno a me stanno piangendo e io quasi dall’imbarazzo non mi ricordo più cos’ha detto. Prende il microfono lui, non ha parole, dice di amarmi e poi fa ridere tutta la chiesa. Ci prepariamo ad uscire dopo mille foto in quella minuscola chiesa. Ora ci tireranno i sassi. E invece mi ritrovo mia cugina di 12 anni con un kg di riso. Ecco la mia fine. Toglieteglielo dalle mani! Baci, baci, baci e ancora baci a tutti. Credo che ad un certo punto mi abbiano presa in giro e abbia rincominciato a baciarmi chi l’aveva già fatto. Sigaretta nascosta mentre mi tolgo i 4kg di riso. Due foto. Pronti per andare a mangiare. Toglietemi tutto ma non il cibo. Il sushi, due passi e un bacio. Non arrivo al sushi. Il pesce fritto, due passi e un bacio. Non arrivo nemmeno li. Mi arrendo! Mi siedo e chissà perché avevo 5 bicchieri di vino in mano e nemmeno un panino con il salame! La giornata continua tra canti a tavola e applausi. La festa. Di nuovo cibo…? Arriva il momento dei balli. Hanno aperto le gabbie dei polli. Gente che salta, si rotola sul mio vestito, me lo alzano! Che amici fantastici! Senza di loro non sarebbe stato lo stesso. Angolo cubano. Sigari presi da Marcello a cuba e selezione di rhum. E tutti a provare. Arriva fine serata, siamo stanchissimi ma più felici di così non potevamo essere. Arriviamo a casa, mi guarda e mentre cerca di sbottonarmi i mille bottoni, mi dice che vorrebbe ripartire da zero, rifare tutto. E sì, ha ragione. Noi siamo molto complici in tutto ma il 21 ottobre 2017 anche se in mezzo a 150 persone, eravamo ancora una volta io e lui.
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