Il matrimonio di Marco e Fedora a Sutri, Viterbo
All'aperto Estate Giallo 7 professionisti
M&F
21 Lug, 2021Il racconto del nostro matrimonio
Lei: il giorno prima crampi addominali e debito di sonno ormai da settimane, mi aggiravo per casa con 45 gradi di temperatura media piegata in due dando indicazioni su come confezionare gli ultimi libri di poesia ancora senza tulle e senza fiori secchi… la Dickinson, Pavese, Saffo, Catullo, Shakespeare aspettavano pazienti tra mucchi di rafia colorata, scampoli di iuta e di tulle che le pazienti amica, figlia dodicenne e madre pentita (e anche il futuro sposo) dovevano assemblare velocemente. Tra Imodium e tisane ancora incerta se frullare dalla finestra la coroncina di fiori o il velo e su quali orecchini mettere per la cerimonia a seconda della combinazione che avrebbe prevalso. Non avevo tempo ed energie per essere emozionata. Siamo partiti dopo un bagaglio fatto al volo pregando di non aver tralasciato nulla di fondamentale. E man mano che ci lasciavamo Roma alle spalle ci si apriva il cuore. Lui: Il giorno prima facevo le bomboniere, cioè avvolgevo di stoffa i libri che avevamo scelto come bomboniere e mi preparavo al rush finale: terminare il tableau homemade che poi avremmo portato nella location il giorno seguente. Non avevo tempo di essere agitato. Poi la partenza per Sutri e tutto è cambiato. Il giorno della cerimonia la sveglia è stata preceduta da un sonno leggero. In un attimo sono arrivate le truccatrici, i fotografi, il movimento di tutti è diventato tumultuoso e la sposa immobilizzata davanti allo specchio mentre lo sposo vagava nella bellissima campagna del Borgo di Sutri aspettando di cambiarsi e poi prestandosi al suo personale servizio fotografico. Arrivate le testimoni, i figli in un andirivieni continuo, la mamma, amiche varie, chi scattava foto, chi chiedeva di cambiarsi. Di corsa poi è arrivata l’ora. Lo sposo va. Gli ospiti arrivano in chiesa, addobbata in modo meraviglioso e apparentemente selvaggio, scomposto, con festoni che sfioravano i pavimenti cosmateschi. Al borgo agitazione. Fare i fiocchi di tulle sulle maniglie della macchina (nuova, bellissima, del papà della sposa, terrorizzato all’idea di possibili barattoli appesi) e poi andare! Appostati all’ultima curva ad aspettare il cenno del fotografo per arrivare davanti alla chiesa. Entrano le damigelle, belle come il sole giovanissime e radiose, a passo di carica. Entriamo i fine pure noi. Sulla loro scia un po’ troppo velocemente. Poca solennità e molta emozione. Tanti volti, tanti fiori, il sorriso di Don Fabio che avrebbe tenuto un’omelia molto brillante, e ci siamo presi per mano. Tutto sembrava fuori fuoco. Sentivamo solo ognuno l’intensità del sentire dell’altro. Poi i suoni magici dell’arpa, del violoncello, del sommesso vociare partecipato degli amici e dei cari. Fino alle promesse. Poi, il resto, una festa, una grande bellissima, indimenticabile festa, piena di amore denso arrivato dai bambini e da tutti gli altri ospiti, musica jazz in sottofondo, canzoni dedicate e luci e fiori e infine, il nostro primo tango da marito e moglie.
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